L'appartamento è situato all'interno di un palazzo risalente al Tardo Medioevo (si stima intorno al 1300).
Dall'entrata di Vicolo dei Barbuti è presente uno stemma che fa riferimento ad una sacrae domus hospitalis marie mercedes, cioè la sacra casa dell'ospedale di Maria Mercede, gestita dall'Ordine della Mercede.
La traduzione letterale è "ospedale", ma da alcune interpretazioni storiche si è giunti alla conclusione che sarebbe più opportuno riferirsi ad un ostello, un luogo di accoglienza per i viandanti in cerca di un luogo dove mangiare e riposarsi.
La facciata principale del palazzo è rivolta verso Larghetto frà Giovannni, che prende il nome da Giovanni da Salerno, sacerdote dell'Ordine dei Frati Domenicani. Il palazzo è stato acquisito dall'Ordine Domenicano nel 1600. Nel 1720 è diventato di proprietà dell'amministrazione cittadina, in un periodo di forte crisi per la città di Salerno a seguito dell'epidemia di peste del 1688. Rimase proprietà delle varie amministrazioni comunali nel susseguirsi dei secoli, rimanendo pressochè abbandonato, passando nel Regno di Napoli nel 1799 fino ad arrivare agli anni '90 del Novecento, quando sono stati ricavati alcuni appartamenti dal palazzo e sono stati acquisiti da privati.
La facciata principale del palazzo è rivolta verso Larghetto frà Giovannni, che prende il nome da Giovanni da Salerno, sacerdote dell'Ordine dei Frati Domenicani. Il palazzo è stato acquisito dall'Ordine Domenicano nel 1600. Nel 1720 è diventato di proprietà dell'amministrazione cittadina, in un periodo di forte crisi per la città di Salerno a seguito dell'epidemia di peste del 1688. Rimase proprietà delle varie amministrazioni comunali nel susseguirsi dei secoli, rimanendo pressochè abbandonato, passando nel Regno di Napoli nel 1799 fino ad arrivare agli anni '90 del Novecento, quando sono stati ricavati alcuni appartamenti dal palazzo e sono stati acquisiti da privati.
L'intero piano nobile e questo appartamento nello specifico, è stato acquistato dal professore Giuseppe Liuccio, già presidente dell'Azienda del Soggiorno e Turismo di Amalfi, che ha dato il via ad un complesso intervento di restauro dell'immobile e riportato alla luce affreschi, travi in legno e pitture che sono state poi ripristinate e apposte con varie metodologie sulle travi della camera da letto che affaccia sul Larghetto. L'intervento di restauro è stato portato a termine utilizzando materiali di costruzione del territorio come le ceramiche di Vietri e il cotto di Ogliara, monitorato per l'intero processo dall'Ufficio Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Salerno e Avellino.